EUDR e caffè: Bruxelles verso un secondo rinvio

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“Tracciabilità e sostenibilità restano al centro dell’agenda europea”

• NOTIZIARIO TORREFATTORI, novembre 2025, autore Alberto Polojac  •

Bruxelles concede tempo in più, ma non margini di manovra. Per il comparto del caffè, il 2025 resta l’anno della preparazione obbligata

Bruxelles sembra pronta a concedere un secondo rinvio all’applicazione del Regolamento UE sulla deforestazione, noto come EUDR. La proposta è spostare le scadenze al 30 dicembre 2026 per le grandi e medie imprese e al 30 giugno 2027 per le PMI. La motivazione principale? L’infrastruttura informatica della Commissione europea non è ancora pronta a gestire i flussi di dati richiesti dal regolamento. Ma dietro ci sono anche questioni politiche e pressioni dei partner commerciali extra-UE, come Malesia e Indonesia.

Vale la pena ricordare che, finché Parlamento e Consiglio non approvano formalmente la modifica, le scadenze attuali restano valide: 30 dicembre 2025 per le grandi aziende e 30 giugno 2026 per le micro e piccole imprese. Insomma, per il momento, la parola d’ordine resta “prepararsi”.

Il caffè sotto i riflettori

Il caffè è tra le commodity più sensibili all’EUDR. Per i grandi torrefattori che hanno già investito in piattaforme digitali e progetti di sostenibilità, il rinvio rappresenta un sollievo parziale: sposta in avanti i ritorni sugli investimenti. Per le aziende che non hanno ancora iniziato, invece, il rischio è ritardare ulteriormente, con un impatto sulla competitività.

Il rinvio offre più tempo per adeguarsi, ma non elimina le sfide operative: i costi di tracciabilità e certificazione incideranno inevitabilmente sui prezzi lungo tutta la filiera. L’UE resta determinata a far rispettare criteri “deforestation-free” rigorosi, e la compliance diventerà presto obbligatoria per importatori, torrefattori e distributori.

Cosa prevede l’EUDR

Ricordiamo in poche parole, l’EUDR chiede tre cose fondamentali:

  • i prodotti devono essere deforestation-free, senza deforestazione dopo il 31 dicembre 2020;
  • devono rispettare la legislazione locale del Paese d’origine;
  • bisogna compilare e caricare sul portale UE una Due Diligence Statement (DDS) prima di vendere o esportare il prodotto.

In più, ogni lotto deve essere geolocalizzato fino alla parcella di origine e non può essere miscelato con prodotti non conformi. Chi non rispetta le regole rischia sanzioni fino al 4% del fatturato, confisca delle merci ed esclusione dal mercato europeo.

Il rinvio: più tempo, ma non meno sfide

Le nuove date proposte – dicembre 2026 per grandi e medie imprese, giugno 2027 per micro e piccole – danno più tempo per adeguarsi, ma non cambiano le regole del gioco. I costi di tracciabilità, certificazione e gestione dei dati continueranno a incidere lungo tutta la filiera.

Secondo Lorenzo Solimene, esperto ESG (Environmental, Social, Governance) di KPMG, network globale di servizi professionali alle imprese, la chiave è trasformare l’obbligo in opportunità: «La completa tracciabilità delle filiere può diventare un vantaggio competitivo. Chi riesce a garantire prodotti “deforestation-free” può rafforzare la propria reputazione e creare nuovi legami lungo tutta la filiera».

Come prepararsi

Per il settore caffè, il consiglio è chiaro: il rinvio non è una scusa per rimandare. Ecco alcune indicazioni pratiche per non farsi cogliere impreparati:

  • pianificare subito: aggiornare il cronoprogramma interno con le nuove scadenze, ma mantenere le milestone del 2025;
  • definire responsabilità chiare: nominare un EUDR Compliance Owner e integrare gli obblighi nei contratti con fornitori;
  • sistemi IT pronti: preparare ERP e strumenti GIS per il caricamento dei DDS e il controllo delle geocoordinate.
  • testare il portale: simulare il caricamento dei dati per capire tempi e possibili colli di bottiglia;
  • piano di emergenza: avere procedure pronte in caso di blocco doganale o non conformità.

Per torrefattori, importatori e distributori, il rinvio dell’EUDR può dare respiro, ma la direzione è chiara: la tracciabilità “deforestation-free” diventerà presto obbligatoria. Chi si prepara ora non solo riduce i rischi di sanzioni o blocchi doganali, ma può trasformare la normativa in un’opportunità di sostenibilità e competitività sul mercato europeo.