Espresso bene immateriale Unesco: cosa è successo

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“La sequenza dei fatti di marzo. Dal sostegno del Ministero al pronunciamento della Commissione Italiana Unesco”

• NOTIZIARIO TORREFATTORI, aprile 2021 

Palla al centro. L’auspicato passo avanti per ora non è arrivato. È necessario attendere e nel mentre fare, ancor più, sistema. Marzo è stato un mese davvero ricco di avvenimenti ed emozioni altalenanti per tutti coloro che nel nostro comparto stanno partecipando alla causa del Consorzio di Tutela dell’Espresso Italiano Tradizionale (CTEIT), ovvero promuovere la candidatura del Rito del caffè espresso tradizionale quale bene immateriale Unesco.
La data cruciale è stata quella del 24 marzo, quando il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco si è riunita per approvare le candidature italiane da presentare al Comitato intergovernativo e quindi, in sostanza, fare un passo avanti fondamentale verso il vaglio, finale, di Parigi.
Ma andiamo per ordine.
Da fine febbraio le principali associazioni di categoria del nostro settore, tra cui naturalmente il Gruppo Italiano Torrefattori Caffè e il Consorzio delle Tre Venezie, hanno di comune accordo voluto far sentire la propria voce al Ministero delle Politiche Agricole. L’obiettivo era duplice: da un lato chiedere una maggior attenzione alle esigenze del comparto in questo delicato periodo segnato dall’emergenza sanitaria, e dall’altro dedicare la dovuta attenzione alla candidatura del Rito (Arte) del caffè espresso tradizionale. Stava, infatti, al Ministero valutare le candidature che sarebbero poi passate nelle mani della Commissione Unesco.
Nelle pagine successive, potrete leggere alcune di queste lettere e la sintesi raccolta poi nella nota stampa diffusa dal CTEIT. Si è trattato di un esempio davvero significativo e proficuo di collaborazione tra realtà associative. E di quanto far sistema possa essere efficace. Quando la sera del 17 marzo il Ministro delle politiche agricole e alimentari sul proprio profilo facebook ha pubblicato un convinto post a sostegno della candidatura del Rito, la soddisfazione è stata grande. Così scrive Stefano Patuanelli: “La valorizzazione dei prodotti Made in Italy deve andare di pari passo con la promozione delle nostre tradizioni e della nostra cultura. E lavorare per dare una forte spinta al mondo produttivo agroalimentare italiano non può prescindere da tutto questo. Si è conclusa oggi l’istruttoria delle proposte di candidatura che ha portato il Rito del caffè espresso italiano tradizionale e la Cultura del caffè espresso napoletano ad essere già inserite nell’Inventario dei Prodotti agroalimentari italiani (INPAI). Il Gruppo di lavoro UNESCO del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha deciso, all’unanimità, di proporre le candidature per questi elementi dagli importanti risvolti storici, culturali, sociali e di tradizione, come patrimonio immateriale dell’umanità. Sarà la Commissione Nazionale dell’Unesco a decidere entro il prossimo 31 marzo. La forte spinta al settore agroalimentare parte proprio da un lavoro sinergico che riconosce ad alcuni nostri prodotti anche un importante valore sociale, oltre che l’indispensabile ruolo occupazionale per il nostro Paese”.
A questo punto, con il benestare del Ministero, c’era da attendere solo il pronunciamento della Commissione Italiana Unesco. Il nodo già si sapeva sarebbe stato questo: quale tra le due candidature dedicate al caffè sarebbe stata privilegiata? Quella avanzata dal CTEIT a valenza ampia e italiana o quella nata successivamente e ristretta solo al territorio napoletano?
Ed eccoci infine al 24 marzo, alla decisione della Commissione Italiana Unesco. Di fatto non ha voluto sbilanciarsi per nessuna delle due e ha invitato a una maggiore sintesi. Così si è pronunciata: “Il Consiglio Direttivo ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dai proponenti di entrambe le candidatura sul caffè e ha accolto con soddisfazione l’impegno del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ad approfondire i contatti con i proponenti al fine di addivenire a una candidatura unica in vista del riesame nel 2022 per il ciclo 2023 quando sarà` possibile l’esame della candidatura nazionale per l’iscrizione alla Lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale che avviene infatti ogni due anni (dopo il 2021 il 2023). Questo lavoro consentirà di presentare al Consiglio Direttivo una candidatura più solida e rappresentativa del panorama culturale italiano, in modo da evidenziarne ulteriormente gli elementi rituali, conviviali e di socialità”. Uno stallo, a cui il presidente Giorgio Caballini di Sassoferrato ha reagito con proverbiale propositività, senza perdere l’umorismo: “Dopo un primo momento di scoramento, mi sono ripreso e ho riletto attentamente il contenuto focalizzando i punti salienti. La Candidatura nazionale sarà riesaminata nel 2022. Mi aspetto un sostegno ancor più determinato di tutti i soci perché ora più che mai ne abbiamo bisogno perché la nostra beneamata tazzina riprenda ad essere elemento di socialità e non sia come oggi un caffè in C.A.D (caffè a distanza)”.