FlexpackagingAL. Imballaggi flessibili al passo coi tempi

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“La centralità del packaging, dalla sicurezza alimentare al marketing. L’azienda di Cava de’ Tirreni a misura di caffè. ”

• NOTIZIARIO TORREFATTORI, marzo 2023, autore Alberto Medda Costella

“Nel 1988 c’erano molti meno converter rispetto a oggi, con un elemento umano più pregnante. Questa realtà nasce come una piccolissima azienda, con la passione per la stampa flessografica, i cui Soci promotori, imprenditori capaci e tenaci, sono stati da sempre dei lavoratori in prima linea”.

Sono le parole di Mattia Mannara, direttore vendite della FlexpackagingAL, azienda di Cava de’ Tirreni, che produce imballaggi flessibili, con una compagine societaria tuttora immutata dalla sua fondazione. Allora era una srl e si chiamava Flex Sud e operava in un’area di 120 mq, oggi è una spa che opera su un’area di circa 6.000 mq coperti e 10.000 scoperti, con 6 linee di produzione, stampa e laminazione, un magazzino logistico interamente automatizzato ed un reparto di ricerca e sviluppo.
Il segreto di questa crescita? “Reinvestire i guadagni in macchinari che si sono rinnovati puntualmente ogni 4/5 anni, sfruttando le ultime novità tecnologiche, mantenendo il passo con i tempi e gli altri converter” riprende Mannara. Insomma niente spese folli o macchine esclusive per i soci, ma grandi sacrifici, tanto impegno e molta umiltà. Il core business iniziale è stato il caffè e tuttora con questo la FlexpackagingAL vive, tanto che rappresenta il 70 % del fatturato aziendale (l’altro 30% è dato da aziende che producono prodotti caseari, pasta fresca, frutta secca, etc), cresciuto col passa parola, con clienti in Italia e all’estero (California, Grecia, Albania, Germania…). “Con loro siamo sempre stati eticamente corretti, rispettando gli impegni presi. Questa serietà ha contribuito al successo dell’azienda, oggi solida, che guarda al futuro con tranquillità, stimolata dalle opportunità che stanno arrivando dal mondo del packaging”.

Settore dell’imballaggio, che, negli ultimi anni ha goduto di maggiore considerazione rispetto alle epoche precedenti. Attualmente una buona confezione è essenziale per l’igiene, per la freschezza e per proteggere le caratteristiche degli alimenti. Inoltre, il packaging è diventato, già da molti anni, un forte elemento di richiamo per la scelta di un prodotto, soprattutto per quegli articoli che si presentano nella grande distribuzione facendo marketing già dalla presenza.
“Siamo un’azienda strutturata che parte dalla pre-stampa e arriva alla fase finale dei sacchetti, servendosi delle maestranze interne. Tutto questo ha un costo, ma ci permette di avere una flessibilità maggiore”, sostiene Mannara. “Per esempio, se si rompe una lastra mentre si è in stampa non dobbiamo aspettare che qualcuno ci faccia una lastra il giorno dopo, ma possiamo intervenire subito, in modo tale da poter far ripartire la produzione dopo qualche ora. Fare tutto all’interno dell’azienda è sicuramente una bella gratificazione, ma abbiamo anche una grande responsabilità”.
Un servizio a titolo gratuito, che la FlexpackagingAL fornisce al cliente, è anche la modifica degli elementi grafici, come per esempio la sostituzione di scritte o la modifica di qualche colore. “Abbiamo un reparto stampa con tre macchine, prosegue Mannara, e prima dell’estate dovrebbe arrivarne una quarta. Vanno tutte dagli otto ai dieci colori, con elementi in rotocalco che ci permettono di stampare anche in lucido opaco, un tipo di stampa che in questi tempi va tanto di moda. Inoltre abbiamo un reparto laminazione, dove usiamo una colla che non rilascia nessun tipo di sostanza cancerogena, un reparto taglio con 5 taglierine e una in arrivo, e un reparto sacchetti, con delle sacchettatrici dove noi stessi preconfezioniamo il sacchetto e lo mandiamo al cliente che lo riempirà con una macchina semiautomatica composta di giostre e saldatrici” (sacchetti con soffietto, tre lati, doypack, ecc. N.d.A.)

Ormai da diversi anni, la FlexpackagingAL ha avviato anche delle collaborazioni con la Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli, con il Politecnico di Milano, e con il dipartimento di scienze degli alimenti dell’Università di Parma. Inoltre, ha ottenuto dei finanziamenti dall’Unione Europea, dallo Stato Italiano, dalla Regione Campania per efficientare energeticamente lo stabilimento aziendale che dà direttamente lavoro a 105 famiglie più indotto. Rapporti col mondo della ricerca e traguardi che tendono a consolidare i risultati ottenuti dal duro lavoro, sempre svolto a testa bassa e in modo etico.