“Cosa sono i Mosh e Moah e dove si trovano”
• NOTIZIARIO TORREFATTORI, novembre 2017, autore Susanna de Mottoni •
Spesso ignorati o poco conosciuti, sono invece sostanze potenzialmente dannose che si ritrovano anche negli alimenti. Da alcuni anni la comunità per la sicurezza alimentare ha iniziato lo studio dei Mosh e Moha per capirne i reali effetti. Marco Valerio Francone, professionista specializzato nel settore alimentare, approfondisce questo tema.
Mosh e Moah cosa sono?
I MOHA e i MOSH sono due categorie di MO o “Mineral Oil” ovvero gli olii di origine minerale e nello specifico quelli provenienti dal mondo degli idrocarburi.
I MOSH o Mineral Oil Saturated Hydrocarbons rappresentano la categoria degli idrocarburi alifatici saturi e sono tipicamente composti da alcani lineari e ramificati e da cicloalcani achil-sostituiti.
I MOAH o Mineral Oil Aromatic Hydrocarbons rappresentano invece la categoria degli idrocarburi che possiedono da 1 a 4 anelli aromatici.
I MOAH sono un gruppo molto più ampio e complesso rispetto ai MOSH ma includono principalmente idrocarburi poliaromatici alchilsostituiti.
Sono pericolosi per la salute?
Gli studi principali sui MO tra cui anche MOHA e MOSH si sono concentrati sostanzialmente sui MOCA ovvero i Materiali e Oggetti destinati a venire a Contatto con gli Alimenti.
I risultati di queste valutazioni non hanno dimostrato una correlazione diretta fra MO e rischi per la salute. L’E.F.S.A. (European Food Safety Agency) sta effettuando da alcuni anni un monitoraggio sulla presenza di MO e sulla relativa tossicologia verso il corpo umano al fine di emanare un parare ufficiale e successivamente forse una direttiva comunitaria.
Il limite maggiore che i vari studi applicativi riscontrano risiede soprattutto sulla mancanza di chiarezza sulla composizione specifica dei MO. Non vi sono, infatti, esatti profili di identificazione dei composti chimici contenuti negli olii minerali e che possono avere un impatto tossicologico diretto sul soggetto tester. Questo porta ad una sostanziale assenza di risultati comparabili o certi. Tuttavia è chiaro che gli olii minerali idrocarburici aromatici (MOAH) vengono usualmente considerati più critici rispetto agli olii minerali idrocarburici saturi (MOSH), proprio a causa della composizione chimica. Un dato certo è invece la presenza, all’interno degli olii minerali, di idrocarburi aromatici policiclici (PAH) ad oggi classificati come possibili sostanze cancerogene.
Dove si trovano maggiormente?
Il BFR (Bundesinstitut für Risikobewertung), l’Istituto federale Tedesco per la valutazione de rischio, è l’ente ufficiale che ha eseguito i test più recenti che hanno dimostrato che i Mosh e Moha si ritrovano con maggior frequenza in alcuni alimenti imballati che hanno contatto diretto o indiretto con il cartone utilizzato come imballo esterno e come fattore di tutela alla rottura e contaminazione in fase di trasporto.
Il cartone esterno, però, è spesso fabbricato con una parte più o meno cospicua di carta riciclata. La causa primaria di cessione di MOAH e MOSH all’alimento sarebbe quindi attribuibile all’imballo esterno in cartone.
I cartoni da imballo sono infatti costituiti in gran parte da materie prime e fibre ricavate dal riciclo di carta, quali quotidiani e altri materiali. Questi sono tipicamente ricchi di inchiostri e residui di composti chimici, normalmente non presenti nei materiali destinati a contatto con alimenti. Inoltre, l’essiccazione degli inchiostri utilizzati nella stampa dei suddetti quotidiani si basa sull’assorbimento dell’olio utilizzato nel processo e veicolato nella carta.
I casi maggiormente contaminati sono i prodotti a bassa umidità, in quanto a causa proprio della loro natura, tendono nel tempo a richiamare particelle di acqua. Queste essendo in gran parte contenute nell’atmosfera, aderiscono naturalmente al cartone esterno e successivamente migrano verso l’interno dove sono “assorbite” dall’alimento stesso. Questo processo è quello più accreditato come veicolo di MOHA e MOSH verso l’alimento.
Come sono regolamentati a livello di normativa italiana?
Il Regolamento UE 10/2011 e sue modifiche ed integrazioni, disciplina il settore degli imballaggi in plastica destinati ad uso alimentare in plastica, tuttavia all’interno di questa norma comunitaria troviamo solamente la definizione di “Oli minerali bianchi, paraffinici, derivati da idrocarburi di origine petrolifera”, senza però specificare né una definizione chiara, né limiti di riferimento per poter effettuare una analisi dei pericoli accurata.
Nel Regolamento UE 10/2011 queste componenti sono inserire nelle liste positive con il numero FCM 95 ma senza un limite di migrazione specifica (LMS) o altra restrizione. La sola soglia applicabile è, quindi, quella prevista come limite di migrazione globale di componenti (LMG) ovvero 60 mg/kg.
E a livello europeo?
Se guardiamo oltre al regolamento 10/2011, la situazione purtroppo non migliora. Non sono presenti infatti a livello UE specifiche norme che definiscono limiti critici per i MOAH e MOSH. Il 16 gennaio 2017 tuttavia la Commissione UE ha emanato la Raccomandazione (UE) 2017/84 relativa al monitoraggio degli idrocarburi di oli minerali nei prodotti alimentari e nei materiali e negli oggetti destinati a venire a contatto con prodotti alimentari (MOCA). La raccomandazione pone in essere alcuni importanti requisiti impliciti. Pur non definendo limiti né per i MOAH né per i MOSH, all’articolo 1, la Raccomandazione spinge gli Stati membri a svolgere un’attività di monitoraggio sulla presenza di MOAH e MOSH, negli alimenti nel biennio 2017-2018.
Ulteriore spunto di riflessione lo ritroviamo all’articolo 5 della Raccomandazione. “Qualora siano rilevati MO negli alimenti, gli Stati membri dovrebbero svolgere ulteriori indagini negli stabilimenti alimentari per determinarne l’eventuale fonte o le eventuali fonti”. Questo chiama in causa in modo indiretto il Regolamento (CE) 2023/2006 che implica lo studio delle buone prassi igieniche sulla base del metodo HACCP [Regolamento (CE) 2023/2006 della Commissione del 22 dicembre 2006, sulle buone pratiche di fabbricazione dei materiali e degli oggetti destinati a venire a contatto con prodotti alimentari, pubblicato sulla GU L384 del 29.12.2006, pag 75].
Infine si cita il Regolamento CE 1935/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 ottobre 2004 riguardante i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari, che, al considerando 3), al considerando 14) , nonché all’ articolo 1) comma 1) “requisiti generali”, pone le basi al processo di assicurazione della qualità dei materiali e che implica implicitamente una gestione da parte delle aziende coinvolte verso un sistema di prevenzione e monitoraggio dei rischio.
Quali accorgimenti per i produttori di imballi e utilizzatori
In mancanza di chiare indicazioni sia sulla fonte di rischio che soprattutto sulla presenza di limiti critici definiti e condivisi, il principio della tutela e dell’analisi preventiva dei rischi resta il miglior metodo per la salvaguardia dei prodotti alimentari e di conseguenza del consumatore.
Nell’industria produttiva alimentare e para-alimentare, le soluzioni volte alla riduzione della presenza dei MOAH e MOSH si concentrano sui processi di realizzazione ed utilizzo di carta e cartoni da imballaggio. Non sono però da escludere alcune fonti secondari di contaminazione come olii di lubrificazione e prodotti per la manutenzione.
Questi aspetti dovrebbero essere inseriti e valutati nelle analisi dei pericoli al fine dei determinare le opportune azioni preventive o sistemi di controllo in processo.
Per chi invece ha l’onere di utilizzare imballaggi classificati come possibile fonte di contaminazione, la qualifica e approvazione dei fornitori e dei materiali risulta il sistema preventivo più efficace abbinato magari ad un rating costante delle performance e delle analisi sui prodotti stessi.