La cultura della sicurezza alimentare

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“Il concetto preso in esame dal BRC GSFC edizione 8.
Significato e prime indicazioni applicative”

• NOTIZIARIO TORREFATTORI, settembre 2019, autore Marco Valerio Francone • 

Il concetto di “cultura della sicurezza alimentare” è stato fortemente preso in esame nel nuovo standard BRC GSFS edizione 8. In realtà era già presente nelle versioni precedenti del medesimo standard e più in generale è un concetto che trasversalmente ritroviamo negli schemi approvati dal GSFI relativi alla qualità e sicurezza alimentare.
Il concetto di cultura della qualità e della sicurezza alimentare è citato al capitolo 1 “Impegno della Direzione” dello standard GSFS edizione 8.
“La direzione del sito dovrà garantire la definizione e il mantenimento di un piano chiaro per lo sviluppo e il miglioramento costante di una cultura della qualità e della sicurezza alimentare. Tale piano comprende:

  • attività definite in tutte le sezioni dello stabilimento che abbiano un impatto sulla sicurezza dei prodotti;
  • un piano d’azione che illustri come tali attività saranno svolte e controllate, unitamente alle tempistiche previste per la loro attuazione;
  • la revisione dell’efficacia delle attività svolte.”

Analizzando nel dettaglio il requisito, lo standard esplicita la redazione di un piano dinamico e in continua implementazione, realizzato e aggiornato dalla Direzione aziendale. Il piano dovrà essere destinato a tutti i reparti che abbiano impatto sulla sicurezza dei prodotti e dovrà definire le modalità e i tempi di applicazione e controllo delle attività in esso previste.
Il piano dovrà essere periodicamente revisionato e tale revisione dovrà essere definita formalmente.

Il significato di “Cultura della sicurezza alimentare”
Il Global Food Safety Initiative (GFSI) ha definito la Cultura della sicurezza alimentare come “I valori condivisi, le opinioni e le regole che influenzano la mentalità e il comportamento nei confronti della sicurezza alimentare attraverso e all’interno di un’organizzazione”.
Questa definizione è ampiamente empatica e cela alcuni fattori fondamentali che devono essere alla base dei moderni processi per la sicurezza alimentare. Analizzando con maggiore attenzione la definizione, è possibile infatti notare che:

  • Viene sottolineato l’elemento di condivisione, di gruppo, di organizzazione nell’insieme. Questo riguarda in particolare il fatto che, qualunque tipologia di regola, di valore e opinione in un sistema complesso di persone come un’azienda, viene percepita sia individualmente, sia collettivamente. Il ruolo della direzione in questo percorso è quindi determinante.
  • L’influenza del gruppo, inoltre, ha impatto anche sulla mentalità e sul comportamento del singolo che quindi viene influenzato (sia positivamente ma anche negativamente) all’interno dell’organizzazione e dei sui processi.
  • La cultura per la sicurezza alimentare non può essere uguale per tutti, non è un concetto assoluto. Ogni individuo ha dei comportamenti e delle aspettative diverse nei confronti della sicurezza alimentare, maturate dalla sua personale esperienza e mitigate dalla formazione. Saper uniformare il concetto di cultura della sicurezza significa agire alla base della conoscenza del singolo e renderlo partecipe di un percorso di formazione.

Al fine di ottenere un piano per la cultura della sicurezza alimentare efficace ed efficiente, questo dovrà essere in grado di considerare tutti i fattori psicologici, culturali e individuali che possono avere un impatto sul sistema nel suo complesso e sugli individui che lo compongono. Rappresenta quindi un obiettivo strategico di una direzione.

Il ruolo della direzione
La cultura della sicurezza alimentare è un concetto che deve necessariamente essere trasmesso dall’alta direzione aziendale. È la direzione, sulla base dei propri obiettivi e della propria politica della qualità e della sicurezza alimentare, a stabilire i requisiti e le aspettative nei confronti della sicurezza alimentare e della qualità. Di concerto, le funzioni aziendali dovranno capire, comprendere e assimilare queste aspettative, rendendole procedure operative. Nell’implementare di un piano per la cultura della sicurezza alimentare, la presenza di politiche e dichiarazioni di impegno non sono sufficienti, è necessario infatti agire concretamente dimostrando che l’impegno a sviluppare, mantenere e implementare una cultura per la sicurezza parte dall’alto, dalle figure leader dell’organizzazione per essere poi diffusa a tutti i dipendenti, fino ai livelli inferiori. Per fare ciò, è importante utilizzare metodi di comunicazione efficaci, chiari e adatti ad ogni destinatario, impostare un programma di coinvolgimento interno delle figure, dare l’opportunità di esprimere un proprio punto di vista e proporre una propria soluzione.

Come soddisfare il requisito?
Sviluppare e rendere operativo un piano per la cultura della sicurezza alimentare è sicuramente un processo che necessita di un impegno da parte di tutti i livelli aziendali. Il primo passo è quello di definire e comprendere lo status quo aziendale, ovvero la situazione attuale in cui l’azienda si trova.
Un importante passaggio è quello di comprendere e anche accettare il livello effettivo dello stato di maturità dell’azienda, elemento non sempre semplice da ottenere e al contempo misurare quale è il livello percepito in merito alla cultura della sicurezza alimentare che, spesso, non è sempre immediatamente comprensibile.
Un valido approccio è quello delle domande, anonime ma specifiche, attraverso questionari interni al fine di comprendere i livelli percepiti e promossi rispetto alla cultura della sicurezza alimentare. L’utilizzo di questionari aiuta a valutare possibili miglioramenti.
Tra le attività che possono essere svolte per sviluppare un piano della cultura per la sicurezza alimentare ci sono, per esempio:

  • questionari per tutti i dipendenti, in forma anonima;
  • valutazione dei reclami dei dipendenti;
  • analisi del lavoro di squadra;
  • esito della formazione annuale;
  • grado di soddisfazione interna.

Come detto, il piano per la cultura della sicurezza alimentare è un processo strategico e quindi deve essere periodicamente monitorato e riesaminato ma non per forza con frequenze annuali, bensì in base alle necessità e agli obiettivi che la direzione intende perseguire.
Il piano per la cultura della sicurezza alimentare dovrebbe inoltre considerare il contesto attuale dell’organizzazione, i piani di miglioramento previsti, una verifica della sua applicazione e i metodi di revisione e correzione di situazioni ancora non implementate.
Le valutazioni fatte devono essere basate su dati oggettivi, misurabili e verificabili.