MEMBRO ICO codice n. 14 Gruppo “altri dolci”
SPECIE BOTANICHE Arabica (40%) e Robusta (60%)
SACCHI da 60 kg in juta (tara 0,7/0,75 kg)
RACCOLTO Arabica da dicembre a marzo Robusta da gennaio ad aprile
ESPORTAZIONE tutto l’anno a partire da gennaio
PORTO DI IMBARCO Cochin, Madras e Mangalore
PRODUZIONE ANNUA* 2018/2019: 5.325 *
(x 1000, fonte ICO, anno raccolto da ottobre a settembre)
Capitale: Nuova Delhi
Lingua parlata: hindi, inglese
Area totale: 3.287.263 km²
Moneta: Rupia indiana
PIL: totale 2,716,746 milioni di $ Pro capite $ 2,036
Paesi confinanti: a nord-est con la Cina, il Nepal e il Bhutan, a ovest con il Pakistan e a est con il Bangladesh e la Birmania
Si dice che la prima pianta di caffè ad essere coltivata in India era di qualità arabica proveniente dallo Yemen intorno al 1600.
A portarla fu un monaco indiano chiamato Baba Budan che scoprì la pianta in uno dei suoi pellegrinaggi verso la Mecca attraversando la penisola arabica. Questi riuscì a sottrarre dei semi sfuggendo ai controlli degli ufficiali arabi che ne impedivano severamente l’esportazione e li portò al suo paese.
Iniziò quindi a coltivarli sulle colline della regione montuosa di Chikkamagalur che oggi prendono il suo nome (Bababudan Hills). Questa zona è compresa nell’odierna Karnataka (ex Mysore) che è oggi la zona caffeicola più ricca e che assieme alle regioni di Kerala e Tamil Nadu, situate sulla punta meridionale del paese, costituisce la cosiddetta “catena caffeicola”.
La coltivazione proseguì dapprima grazie ai coloni olandesi nel 1700 e poi agli inglesi che ne iniziarono la commercializzazione nel 1820.
La qualità robusta venne introdotta solo nel 1905 da arbusti provenienti dall’Indonesia; nello stesso anno nacque l’Indian Coffee Board, organismo che inizialmente dipendeva dal governo col compito di promuovere il caffè indiano e migliorarne la qualità attraverso la formazione e la ricerca.
Fu però solo grazie alle politiche economiche liberiste messe in atto a partire dal 1991 e ad altri provvedimenti volti a migliorare ulteriormente la qualità del prodotto, che molte compagnie iniziarono ad occuparsi del commercio di caffè occupando vari settori della filiera, dalla produzione all’esportazione.
In questi anni cominciò anche ad essere differenziata l’esportazione di caffè gourmet, oggi apprezzati e utilizzati in molte miscele pregiate, come il Kaapi Royale, il Mysore Nuggets e i caffè monsonati.
CAFFÈ MONSONATO
Questa qualità oggi considerata gourmet è nata per errore quando le navi nel loro lungo tragitto di quasi sei mesi trasportavano il caffè dalla penisola indiana verso il Nord Europa, esponendo la merce all’umidità e alla salsedine dell’oceano; il caffè che giungeva a destinazione risultava gonfiato e il colore da verde assumeva un colore giallo pallido.
Con l’ammodernamento del trasporto via mare e con l’apertura del canale di Suez i tempi di navigazione si ridussero di molto e il caffè perse questa sua peculiarità. I consumatori però avevano ormai associato ai caffè indiani quelle caratteristiche e indussero i produttori a riprodurre artificialmente l’effetto di “monsonizzazione”.
Per fare questo il caffè nel periodo di maggio-giugno viene disteso in magazzini ben ventilati ed esposto all’umidità per 4-5 giorni; viene poi insaccato e posto in file distanti tra loro.
Per rendere uniforme l’assorbimento dell’umidità i chicchi vengono movimentati, rastrellati e rinsaccati regolarmente per un periodo che può variare tra le 12 e le 16 settimane.
Infine il caffè viene selezionato manualmente eliminando le grane difettose ed è quindi pronto per l’esportazione.
INDIA ARABICA MALABAR AA
LAVORAZIONE: naturale e monsonato
ZONA DI PRODUZIONE: Karnataka
ALTITUDINE: 1000 metri circa
CRIVELLO: 90% trattenuto dal crivello 18
COLORE: giallo pallido
DIFETTI: massimo del 3% in peso
TAZZA molto corposa, equilibrata e densa, note speziate di pepe nero e un retrogusto pulito e persistente.
- AROMA frutta secca, pepe nero
- GUSTO nocciola, arachide tostata
- CORPO molto ricco e denso
- ACIDITÀ bassa prevalentemente lattica
- RETROGUSTO speziato e persistente
MISCELA: adatto a miscele di alta qualità, in particolare per conferire corposità alle 100% Arabica. Percentuale comunque non superiore al 10%.
Rubrica e foto a cura di
Alberto Polojac