“Il Piano Strategico Nazionale inserito nella Politica Agricola Comune”
• NOTIZIARIO TORREFATTORI, luglio 2022, autore Marco Valerio Francone •
Come previsto dalla regolamentazione Europea, il Governo Italiano a firma del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ha presentato a fine 2021 il Piano Strategico Nazionale (PSN) per l’attuazione ed il coordinamento dei programmi della Politica Agricola Comune (PAC) per gli anni 2023 – 2027.
In maniera unanime tutti gli organi di stato e gli enti internazionali hanno riconosciuto al settore agroalimentare una grande capacità di resilienza, soprattutto dopo aver garantito, negli ultimi due anni dall’inizio della pandemia, una catena di approvvigionamento sempre efficiente e sicura.
L’Unione Europea definisce l’agricoltura centrale per la sostenibilità, vitale per la protezione ambientale e di necessità per la crescita economica. Gli sforzi dell’UE sono quindi evidenti anche a fronte dei fondi stanziati. Infatti, a detta di molti, dovrebbe con ancora più forza sostenere questa filiera.
“La Commissione europea andrà avanti a sostenere gli agricoltori e i produttori alimentari, collaborerà con gli Stati membri dell’UE e prenderà tutte le misure necessarie per garantire la salute e il benessere dei cittadini europei” queste sono le parole di Janusz Wojciechowski, commissario europeo per l’Agricoltura. L’UE vuole costruire le basi per un sistema agricolo sostenibile conforme all’ European Green Deal, il Piano Europeo per ridurre le emissioni nette di gas ad effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Al fine di arrivare al traguardo di un sistema agricolo, alimentare e forestale sostenibile e inclusivo, il Piano ha già definito un budget (di ben oltre 10 miliardi di euro) da mettere a disposizione per il raggiungimento dei suoi obiettivi:
- il potenziamento della competitività del sistema in ottica sostenibile;
- il rafforzamento della resilienza e della vitalità dei territori rurali, la promozione del lavoro agricolo e forestale di qualità e la sicurezza sui posti di lavoro;
- il sostegno alla capacità di attivare scambi di conoscenza, ricerca e innovazioni e l’ottimizzazione del sistema di governance.
La politica Agricola Comune (PAC) si allinea quindi al GDE per garantire un futuro sostenibile per gli agricoltori, fornire un sostegno mirato alle aziende di piccole dimensioni e consentire agli Stati membri una maggiore flessibilità sull’adattamento delle misure alle condizioni locali.
L’Unione Europea punta a centralizzare il ruolo degli agricoltori e delle imprese agricole mettendoli al centro del progetto di transizione e mirando a creare un futuro inclusivo, competitivo e rispettoso dell’ambiente per l’Europa. Gli attori della catena avranno un’importanza strategica in quanto implicitamente sarà chiesto di impegnarsi a:
- costruire un sistema alimentare sostenibile attraverso la strategia “Dal produttore al consumatore”;
- integrare la nuova strategia sulla biodiversità;
- contribuire all’azione per il clima del Green Deal;
- sostenere la strategia forestale;
- contribuire a un piano d’azione per l’azzeramento dell’inquinamento.
Sulla base di queste premesse e dopo l’interazione del Mipaaf con le regioni ed associazioni agricole è stato definito il programma PAC 2023-2027 presentato prima della fine dell’anno alla Commissione Europea. Gli elementi principali della politica si rifanno a:
- pagamenti diretti e interventi di sviluppo rurale più mirati e soggetti a programmazione strategica;
- nuova architettura “verde” basata su condizioni ambientali che gli agricoltori devono rispettare e su misure volontarie supplementari nel quadro di entrambi i pilastri;
- approccio basato sull’efficacia in base al quale gli Stati membri devono riferire annualmente in merito ai progressi compiuti.
Gli investimenti previsti permetteranno quindi di contribuire a raggiungere nel 2027 una maggiore sicurezza e qualità alimentare a lungo termine, un maggiore livello di competitività delle aziende, una più efficiente valorizzazione delle risorse naturali, un riequilibrio del valore lungo le filiere agroalimentari, una minore emissione di gas serra, la salvaguardia della biodiversità, nuova occupazione per i giovani e per le aree marginali.