Poplast scommette sulla sostenibilità

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“Storia e obiettivi del Gruppo piacentino specializzato in imballaggi”

• NOTIZIARIO TORREFATTORI, giugno 2023, autore Alberto Medda Costella

La Poplast nasce nel 1975 per volontà dei soci Franco Corbellini e Alessandro Stragliati. L’azienda ha iniziato a muoversi nel mercato degli imballaggi per la produzione di shoppers per l’alta moda per poi passare, nel 1986, al mondo dell’imballaggio flessibile, dapprima con la stampa flexografica e nel 2004 con la stampa rotocalco.

Negli ultimi anni sono state fatte due acquisizioni, la Salapack, interamente integrata nello stabilimento di Castel San Giovanni, e la FM Plastic, con sede e stabilimento a Lamporecchio, in provincia di Pistoia, nel distretto del tissue. Poplast ha scelto di rimanere nella zona industriale di Castel San Giovanni (PC), area di snodo importante per i trasporti diretti in Europa continentale e in tutta Italia, scelta peraltro condivisa da una grandissima multinazionale dell’e-commerce. Attualmente per il gruppo lavorano circa 230 persone, distribuite tra l’Emilia (175) e la Toscana (60). La maggioranza del capitale della società appartiene ad un Fondo di Private Equity, che ne possiede l’85%.

“Oggi POPLAST abbraccia tutti i volti del flexible packaging dall’alimentare all’industriale passando per il mondo del tissue, diventando un player di riferimento a livello nazionale”, ci spiega il dottor Andrea Ghu, direttore commerciale della società, dal 2017 in azienda.
Il ramo del packaging è molto importante per il settore del caffè (per la Poplast il 15% del fatturato), anche perché è la bevanda più bevuta al mondo, seconda solo all’acqua, ma a differenza di quest’ultima ha la necessità di avere una shelflife molto prolungata. L’imballaggio flessibile è certamente quello più adatto a far sì che la qualità del prodotto rimanga intatta fino al consumatore.

“Infatti gli imballi flessibili hanno altissimi livelli di barriera, con i quali si realizzano confezioni con un’incidenza di peso estremamente basso (2,5%) garantendo lunga vita al prodotto” riprende Ghu.
Il percorso fatto da Poplast in questi anni ha portato allo sviluppo di materiali facilmente riciclabili, strada intrapresa prima dell’arrivo del nuovo regolamento (PPWR) che l’Europa sta per imporre e che mira ad aver maggiore circolarità nei prodotti e in particolare nel packaging.


“Il limite nel mondo del caffè era l’impiego di tre materiali diversi per conservare il prodotto: poliestere, alluminio e polietilene. Il polietilene perché c’era il problema di attaccarci la valvola, l’alluminio perché faceva da barriera e il poliestere perché aveva caratteristiche ottime per un facile impiego nelle confezionatrici industriali. Oggi un materiale così è il peggio del peggio, perché non si può riciclare. La strada giusta è utilizzare materiali che abbiano un grado di riciclabilità buona. La soluzione è data dalle poliolefine, perciò polipropilene o polietilene” continua Ghu, che è reduce dalla Fiera Interpack di Dusseldorf.

“In Germania abbiamo presentato un materiale completamente nuovo che ha il vantaggio notevole di essere fatto completamente in polipropilene, riceve la valvola in polietilene e ha una shelflife come quella dell’alluminio, con la caratteristica di essere riciclabile al 95%. Questa è la strada che si sta percorrendo, questo vale per il caffè, ma è lo stesso per i farmaci, per i formaggi o per i prodotti da forno”.


Poplast dà una risposta importante al mercato che richiede materiali riciclabili e compostabili e guarda con particolare sensibilità alle politiche aziendali portate avanti nel rispetto dei propri dipendenti, delle famiglie e del territorio in cui è inserita l’azienda. In quest’ottica Poplast oggi si sta certificando ESG con un bilancio di sostenibilità certificato.
Con questo spirito il Gruppo Poplast ha quasi triplicato il fatturato in soli 5 anni, chiudendo l’ultimo esercizio con un fatturato superiore ai 110 milioni di euro..