Rincari energetici diretti ed indiretti, dal chicco alla tazzina

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“L’aumento dei costi lungo la filiera. L’intervento del presidente GITC, Omar Zidarich, al convegno inaugurale di TriestEspresso Expo”

• NOTIZIARIO TORREFATTORI, novembre 2022, autore Susanna de Mottoni• 

I numeri parlano. E sono mostruosi. I rincari energetici degli ultimi due anni non lasciano scampo e si abbattono in maniera diversa su tutta la filiera, dal chicco alla tazzina. A presentare un’approfondita analisi è stato Omar Zidarich, presidente GITC, nella cornice del convegno inaugurale di TriestEspresso Expo.

“Il nostro lavoro di torrefattori è strettamente interconnesso a quello degli altri operatori del settore, come crudisti, i produttori di macchine da caffè, di tazzine e d’imballaggi, per arrivare fino agli esercenti, ovvero coloro che offrono al semplice consumatore la nostra tazzina di caffè – esordisce Zidarich -. Purtroppo, gli incredibili rincari degli ultimi mesi, che fortunatamente in queste ultime settimane si sono fermati, ci hanno spinto a ripetere come un mantra che il prezzo della tazzina dovrà aumentare e bisognerà accettare di spendere un po’ di più per il nostro quotidiano rito dell’espresso”.
Le ragioni che rendono questo aumento inevitabile emergono chiaramente dalla fotografia dei rincari presentata dal presidente GITC: “Partiamo da noi torrefattori. Il nostro lavoro, la tostatura, è energivoro. E la situazione del gas, a livello mondiale, è sotto gli occhi di tutti. Il prezzo unico nazionale dei consumi energetici era, in media, nel 2020 di 38,92 €/MVH. È salito già notevolmente nel 2021, prima dunque dell’inizio del conflitto in Ucraina, a 125,46 €/MVH. La crescita è proseguita fino a giungere all’impennata di agosto 2022 con 540,85 €/MVH. Fortunatamente a settembre è calato leggermente, a 436,28 €/MVH, rimanendo comunque su dei livelli finora inimmaginabili”.
Zidarich passa poi ad analizzare la situazione comparto per comparto, partendo dai rincari delle materie prime: “Il prezzo della juta, di cui sono fatti i sacchi che contengono i nostri chicchi, è salita del 70%, quello dei pallet, su cui vengono appoggiati i sacchi, del 300%, quello dei big bag, i grandi contenitori da 500kg, del 44% – elenca -. E le tazzine da caffè? Sappiamo che la cottura delle ceramiche avviene in grandi forni a temperature di 1000° ed è proprio per questo che le aziende produttrici hanno deciso di applicare un aumento sul prezzo di listino che viene adeguato mensilmente di pari passo a quello del gas. Quindi, per esempio, il mese di settembre vedeva il costo da listino a cui sommare un +28% per adeguamento energetico”.
La disamina arriva a toccare il comparto del packaging dove gli aumenti energetici, passati da 60,71 €/MVH a 543 €/MVH, si sono tradotti in incrementi di prezzo al chilo: da 0,07 €/kg a 0,56 €/kg.
Il presidente Zidarich analizza poi l’impatto sui produttori di macchine: “Si tratta di un settore fortemente in crisi che risente di incrementi quali +20% per il rame, +18% per il ferro, +18% per l’acciaio ferroso, +30% per l’acciaio non ferroso, ma anche del dilatarsi delle tempistiche, con consegna a ben 54 settimane dall’ordine. E qui la crisi ucraina ha un impatto diretto, essendo il Paese un grandissimo produttore di materie prime ferrose: incide per il 40% sulle consegne del ferro e del 60% per quelle del nichel”.
L’analisi si conclude con il bar, dove la tazzina viene gustata: una bolletta che a giugno 2022 era di 4883 € è salita del 32% a luglio, passando a 7270 €, per poi salire ancora ad agosto a 7640 €, quindi un +37%, nonostante 10 giorni di chiusura.
“Numeri che pesano e che ci auguriamo possano progressivamente rientrare a livelli sostenibili” conclude Zidarich.