Un italiano ai vertici dell’ICO

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“Nuove prospettive per l’International Coffee Organization. Intervista a Massimiliano Fabian, neo-designato vicepresidente del Consiglio Internazionale del Caffè”

• NOTIZIARIO TORREFATTORI, maggio 2022, autore Susanna de Mottoni •

L’elezione è fresca di qualche settimana ed è a uno dei ruoli settoriali più prestigiosi a livello internazionale: la vicepresidenza, e da questo ottobre la presidenza, del più importante organo dell’ICO, l’International Coffee Organization.
A ricoprirla è Massimiliano Fabian, amministratore delegato di Demus, l’azienda triestina che trasforma in “deca” i chicchi delle torrefazioni di mezza Italia e Europa.

Fabian, il nuovo incarico per il quale è stato investito è particolarmente prestigioso…
Lo è, ma lo affronterò con puro spirito di servizio: il ruolo è quello di vicepresidente del Consiglio dell’ICO, ovvero un ruolo apicale nel massimo organo dell’ICO stesso. Tra l’altro, lo Statuto prevede che il vicepresidente divenga presidente, ed è quanto accadrà questo ottobre. Ricordo, inoltre, che il Consiglio dell’ICO è composto da un rappresentante di ciascuno dei Paesi membri, paesi produttori da un lato e paesi consumatori dall’altro. Tra questi ultimi, l’Europa ha voce univoca e coordinata. Ed è a rappresentarla, insieme all’Italia, che sono stato designato.

Come è avvenuta la designazione?
C’è un accordo tra paesi europei per coordinarsi e alternarsi in questo ruolo di rappresentanza. Ora era il turno dell’Italia. Su proposta del Ministero degli Esteri, di concerto con quello dello Sviluppo Economico, è stato fatto il mio nome. Una candidatura che poi è stata accolta in seno all’ICO stessa naturalmente.
Ciò mi consentirà di portare avanti le cause care all’Italia e all’Europa; a breve parteciperò a una prima riunione europea di coordinamento.

Quali i temi sul tavolo?
L’ICO sta facendo un importante processo di revisione del proprio “Statuto”. È una questione organizzativa, che però avrà significative ripercussioni pratiche, consentendole di essere più incisiva rispetto alle reali esigenze degli operatori dei diversi mercati.
Mi riferisco all’intenzione di favorire un maggior confronto e una maggiore partecipazione pubblico – privato. Ricordiamoci, infatti, che l’ICO nasce come organizzazione pubblica; non a caso i suoi membri sono rappresentanti degli stati. Tuttavia, rispetto ad altre organizzazioni, è sempre stata innovativa, una fra le primissime a creare un rilevante tavolo di confronto pubblico – privato.

In che modo la maggior partecipazione privata avrà ripercussioni positive sugli stati membri?
Sono le aziende, chi opera davvero sul campo a dover fare i conti con inefficienze o incongruenze. Molto spesso queste difficoltà derivano da norme che ciascun paese si dà per regolamentare un determinato ambito, non sempre (raramente) armonizzate a livello internazionale.
Promuovendo questo rinnovamento l’ICO intende, quindi, favorire, nel proprio specifico campo di azione, un processo volto ad affrontare i problemi che da ciò derivano per gli scambi fra gli stati membri.

Un esempio pratico?
I casi sono tanti e diversificati: dal tema della deforestazione, su cui la proposta di normativa europea ha evidenziato una differenza di vedute importante rispetto ad esempio ai paesi produttori, o la regolamentazione sui pesticidi. Personalmente, in qualità di imprenditore del caffè, condivido la volontà di spingere sempre di più verso un’uniformità di regole, pur consapevole che il pieno obiettivo rimanga utopico.
Ecco perché cercherò di portare avanti gli interessi pubblici e privati in maniera organica.