Covid-19, superfici e resistenza e trattamenti di disinfezione preventivi

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“Facciamo chiarezza su diversi aspetti di interesse sanitario”

• NOTIZIARIO TORREFATTORI, maggio 2020, autore Marco Valerio Francone • 

Il tema dei trattamenti di disinfezione come strumento di prevenzione verso il Covid-19 è uno dei temi più importanti che oggi meritano di essere trattati.
Prima però è importante chiarire alcuni concetti utili alla corretta comprensione del presente articolo.

La sopravvivenza del Covid-19 sulle superfici
Normalmente i virus posso sopravvivere sulle superfici (piani di lavoro, asfalto, metalli, fibre varie, ecc…) per diversi giorni non avendo attività biologiche di base e protetti oltre che da un involucro proteico e parte lipidico esterno, anche da sporco, grasso e materiale proteico normalmente presente nell’ambiente.
Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha affermato che “la possibilità che il coronavirus si trasmetta attraverso gli oggetti, compresi i cibi confezionati […] è altamente improbabile. I dati mostrano che il virus può sopravvivere da qualche ora a qualche giorno laddove le superfici rimangano completamente protette o non vengano esposte a pulizia, disinfezione o a fenomeni naturali come sole e pioggia. Ma sappiamo anche che [il virus] è molto sensibile ai disinfettanti a base di cloro e alcol e che si trasmette attraverso droplets o contatto attraverso mano”.

Alcuni studi in prossima pubblicazione sul New England Journal of Medicine dimostrano come il virus possa sopravvivere su diverse superfici ma la sua capacità infettiva cambi col trascorrere del tempo a temperatura ambiente. Di seguito i risultati:

La percentuale di contagio attraverso superfici esterne, tuttavia, è molto più elevata se si parla di maniglie, corrimani, e tavoli che non per scarpe e abbigliamento. Il fattore cruciale che determina in questo caso il contagio è il contatto con le mani che poi inavvertitamente giungono alla bocca e agli occhi. La regola di base quindi resta sempre quella di una buona sanificazione delle mani in quanto sono lo strumento di contagio più efficace.

L’importanza dei trattamenti di disinfezione come strumento di prevenzione verso il Covid-19
Arriviamo quindi al cuore di questo articolo: leggendo i paragrafi precedenti infatti ci accorgiamo subito che disinfettare gli ambienti rappresenta un’attività di prevenzione fondamentale, soprattutto nei luoghi di lavoro e di trasferimento.
Anche l’utilizzo di prodotti specifici ha un’importanza cruciale nei trattamenti. L’utilizzo di prodotti a base di cloro è fortemente raccomandata in quanto la velocità di azione del cloro è superiore rispetto ad altri agenti ossidanti. Tuttavia è bene considerare che l’utilizzo di sostanze a base di cloro sono dannose per l’ambiente acquatico ed il loro utilizzo non controllato può rappresentare un problema verso la tutela dell’ambiente.
Per capire al meglio questi trattamenti bisogna però avere chiara la distinzione fra:

  • ambiente sanitario
  • ambiente non sanitario
  • aree esterne

 

Pulizia in un ambiente sanitario
La resistenza del virus sulle superfici può arrivare fino a qualche giorno soprattutto in ambienti non soggetti ad una corretta pulizia.
La trasmissione del virus è quindi influenzata anche della contaminazione delle superfici ma il suddetto viene efficacemente inattivato da operazioni di sanificazione a base di disinfettanti ad uso ospedaliero ovvero a base di ipoclorito di sodio (0,1%-0,5%) o a base di etanolo (62-71%) o ancora a base di perossido di idrogeno (0,5%).
Le normali procedure da impiegare vedono l’esecuzione di pulizie accurate con acqua e detergente, seguite da una corretta attività di sanificazione con prodotti ad uso ospedaliero. Le frequenze raccomandate sono di minimo un intervento giornaliero per gli ambienti e una frequenza maggiore per le superfici a seconda del loro uso e dei locali destinati al cambio indumenti da parte del personale.
Le attrezzature da utilizzare sono necessariamente monouso e dedicate, mentre per attrezzature riutilizzabili come carrelli e contenitori, questi devono essere dedicati all’ambiente specifico e decontaminati dopo ogni utilizzo.
Infine, il personale dedicato alle pulizie da Covid-19 deve essere specificamente formato sulle nuove modalità.

Pulizia in un ambiente non sanitario
Per ambienti non sanitari si intendono i mezzi di trasporto, gli uffici pubblici, le scuole e tutti quegli ambienti dove generalmente non si trattano pazienti per fini sanitari.
Tali ambienti necessitano di pulizie approfondite e processi successivi di sanificazione con prodotti a base di ipoclorito di sodio (0,1%).
In alternativa è raccomandato l’utilizzo di etanolo (70%) quando l’ipoclorito non può essere utilizzato.
La pulizia deve concentrarsi su quelle superfici con contatto più frequente da parte delle persone, come ad esempio muri, porte o finestre, servizi igienici.
Anche il lavaggio dell’abbigliamento necessita di condizioni di elevato igiene ovvero 90°C e/o aggiunta di candeggina o prodotti a base di ipoclorito di sodio.

Aree esterne, ambiente non sanitario
In primo luogo, dobbiamo chiederci se i trattamenti sulle aree esterne sono davvero efficaci ai fini del contenimento del COVID-19.
La risposta a questa domanda è complessa e di seguito cerchiamo di argomentarla.
Abbiamo ormai preso coscienza che il principale veicolo di trasmissione è il contatto diretto o l’inalazione di microparticelle in sospensione aerea, abbiamo però capito che l’utilizzo di sanificanti con soluzione diluita di ipoclorito di sodio o candeggina per uso domestico inattiva il virus attraverso la degradazione del suo strato proteico esterno.
Questi prodotti, però, a contatto con i raggi UV perdono velocemente la loro efficacia.
Ultimamente si sono notati interventi di disinfezione eseguiti dagli operatori ecologici nei centri abitati mediante nebulizzazione lungo le strade con autobotti oppure attraverso operatori con pompe manuali spalleggiabili su marciapiedi, parchi e piazze.
Questi trattamenti seppur efficaci per i motivi sopra elencati hanno delle controindicazioni ovvero la capacità di nebulizzare sia i liquidi sanificati che eventuali virus depositati sulle superfici, rendendoli quindi inalabili almeno fino al successivo deposito della nube di microparticelle.
L’utilizzo inoltre di principi chimici deve essere conforme in termini di diluizioni e quantità, alle schede tecniche dei prodotti stessi, pena un sovradosaggio che causerà depositi chimici sulle superfici e quindi un impatto sull’ambiente. Alcuni studi pubblicati JAMA Network Open – ottobre 2019 – dimostrano che un’esposizione prolungata verso sostanze irritanti (candeggina e ipoclorito di sodio) utilizzate nei processi di pulizia delle superfici, espone maggiormente il paziente al rischio di contrarre una malattia polmonare ostruttiva cronica.

Quale è il percorso migliore
Molti operatori professionali hanno definito una propria metodica operativa basata sullo studio dei dati scientifici. Ne è un esempio quello attuato dalla società SIVA sas di Vicchio (Fi) la quale ha adattato la sua metodologia alle nuove esigenze specifiche.
Con l’obbiettivo volto all’abbattimento mirato delle cariche virali negli ambienti professionali, SIVA Srl ha definito un protocollo di sanitizzazione ed igienizzazione secondo la seguente metodica:

  • isolamento spaziale degli ambienti da sottoporre a trattamento;
  • esecuzione di tutte le attività in totale assenza di personale nonché di stato di fermo produttivo;
  • identificazione dei punti critici che possono avere un grado di contaminazione maggiore rispetto al normale status ambientale;
  • studio e implementazione del piano di intervento, dei flussi operativi e delle operazioni di pulizia verso le superfici da trattare;
  • allontanamento delle barriere interne per massimizzare gli interventi di bonifica;
  • garanzia di rispetto ed utilizzo di tutti i PI specifici per la sicurezza degli operatori.

Quali attualmente le normative volte ai trattamenti
Il 18 marzo 2020, il SNPA (Sistema Nazionale per la Prevenzione dell’Ambiente) ha pubblicato un documento che di fatto recepisce le indicazioni dell’ISS e ribadisce la pericolosità verso un utilizzo improprio dei prodotti a base di cloro come fonte di potenziale danno verso la popolazione, stabilisce inoltre le linee guida fondamentali per poter procedere ad una corretta gestione degli interventi che devono essere a carattere straordinario e non ripetute indiscriminatamente.