“REICAT. I suoi catalizzatori interessano sempre più paesi extraeuropei”
• NOTIZIARIO TORREFATTORI, settembre 2024, autore Alberto Medda Costella •
“In un anno siamo diventati ancora più internazionali e ora siamo presenti in oltre 40 stati del mondo. In questo momento il mondo del caffè è molto attento alle fluttuazioni del prezzo delle materie prime, ma la sensibilità ambientale è sempre molto alta”, spiega Manuel Marcelli, amministratore delegato di ReiCat Solutions Srl, azienda tedesca con filiale italiana a Bologna che si occupa di trattamento di gas industriali e di emissioni industriali di fumi e di neutralizzazione di odori.
Marcelli, che rappresenta ReiCat nel nostro paese, lo avevamo già contattato lo scorso anno (Notiziario luglio 2023) per conoscere meglio la tecnologia che aiuta i torrefattori a risolvere problemi importanti sulla materia emissioni.
Come avevamo spiegato, impieghi di capitali di questa natura non fanno crescere i fatturati, ma permettono alle torrefazioni di presentarsi con una veste più green nel mercato. “In un primo momento può sembrare un investimento oneroso in una tecnologia che non crea valore aggiunto al prodotto finale, ma alla fine le aziende sanno che produrre in modo ecosostenibile è l’unica garanzia per continuare a operare anche in futuro”, prosegue Marcelli.
ReiCat, azienda rigorosamente Made in Germany (la componentistica arriva prevalentemente dalla regione dell’Assia) in quest’ultimo anno ha continuato a crescere grazie a un approccio proattivo, che ha visto investimenti in promozione e in una contestuale richiesta di nuovi clienti che vogliono cogliere questa opportunità.
“L’approccio è stato un mix di marketing e viaggi in loco, ma il nostro successo di base è stata più una necessità latente dei torrefattori che non veniva coperta da nessuna proposta. Ciò dimostra che se hai un vicino, a prescindere dalla localizzazione, a cui la tua attività può creare dei problemi per via di fumi e odori, noi offriamo la soluzione. È da ammettere che in alcuni di questi paesi, imprenditori lungimiranti hanno voluto anticipare la problematica, con la volontà di realizzare un progetto innovativo che permettesse nel centro abitato di offrire un ottimo caffè, con l’offerta di corsi, evitando allo stesso tempo emissioni o odori molesti. La nostra è sempre più una tecnologia taylor made sul campo caffeicolo. Siamo portati a pensare che nei prossimi anni le richieste cresceranno, con una tecnologia che ci permetterà di abbassare sempre più le emissioni”.
Un’attenzione che è cresciuta, a giudicare dalle commesse, non soltanto nella nostra cara e vecchia Europa, ma anche in paesi emergenti che vedono le nuove generazioni più sensibili, rispetto al passato, a queste tematiche e quindi più propense a investire in tecnologie innovative.
Non è un caso che l’azienda di Francoforte si sia aperta a nuovi paesi, come Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Malesia, Vietnam, Corea, Stati Uniti e Canada.
Anche nel nostro paese il mercato ha continuato a svilupparsi e dai torrefattori è stato molto ben considerata la scelta di aprire una filiale italiana. Il fatto che non si debba partire solo da Francoforte, ma in questo caso da Bologna, è visto come un plus per i torrefattori potenzialmente interessati.
Ma al di là di questo è sicuramente importante rilevare un aspetto molto singolare del mercato italiano che può essere di interesse per chi opera nel campo.
“Se sei in grado di consegnare impianti in Italia puoi permetterti di fornirli in tutto il mondo, riprende Marcelli. Per noi è davvero una palestra, vista la tradizione del paese con le sue peculiarità provinciali e regionali. Per esempio in Emilia Romagna si tende a voler garantire i valori di Nox inferiori rispetto alla media italiana, nello specifico 200 mg anziché 350mg, mentre nel Nordest viene richiesto che la formaldeide sia un terzo rispetto quanto indicato nel d.lgs. n. 152/2006”.
È una situazione dove l’eterogeneità delle norme è anche indicativa di come la sensibilità verso le emissioni sia differente rispetto ad altri paesi d’Europa. Più si sale verso il nord del continente meno regole ci sono. Gli unici stati ad avere un regolamento specifico sono proprio il nostro e i paesi di lingua tedesca come Germania e Austria e, in misura minore, la Svizzera.
“L’Italia applica una direttiva europea. Questo decreto può essere interpretato dalle regioni in maniera riduttiva e così le province o le città possono fare altrettanto. Per esempio tra la città metropolitana di Roma e la provincia ci sono due regole differenti”, conclude Marcelli.
A differenza della Germania, che pur essendo uno stato federale, ha norme uguali da Berlino fino a Monaco.