“Una nuova opportunità per i torrefattori”
• NOTIZIARIO TORREFATTORI, ottobre 2024, autore Alberto Medda Costella •
“Fomet è nata per un’esigenza delle attività precedenti di mio nonno Paolo. Avendo da una parte stallatico e pollina presenti in maniera eccessiva nelle provincie di Verona, Vicenza e Padova e dall’altra il substrato residuo dalla produzione di funghi della propria attività a fine ciclo, doveva necessariamente trovare loro una nuova collocazione dopo i cicli produttivi. Che cosa ha fatto? Ha messo insieme il substrato, il letame e la pollina facendoli fermentare assieme e ha così realizzato il primo fertilizzante organico biologico qui a San Pietro di Morubio. Era il 1969”.
A parlare di questa azienda è Enrico Cappellari, nipote e terza generazione del fondatore Paolo e CEO Fomet. È una storia straordinaria quella di questa famiglia di origine contadina, fatta di sacrifici e rinunce, che ha le sue radici nella provincia di Treviso, quando a seguito della rotta di Caporetto dell’esercito italiano nella Grande Guerra, i Cappellari si ritrovano a essere tra i tanti costretti ad abbandonare casa e podere e mettersi in salvo, in luoghi più tranquilli rispetto alla nuova linea del fronte che si assesta sul fiume Piave nel 1917. “I miei bisnonni ripararono con un carretto trainato da un asino a Roverchiara, nel Basso Veronese”.
Nato nel 1925, Paolo Cappellari dopo la seconda guerra mondiale svolge vari lavori. Prima agricoltore e poi anche allevatore, si adatta alle contingenze e alle opportunità che offre in quel momento la società. Una trentina di anni fa consigliava ai giovani di «adattarsi a ciò che la società offre di volta in volta, capendo le nuove esigenze e curare con passione la preparazione culturale, unico strumento per risultare competitivi».
La prima grande soddisfazione la ottiene con la realizzazione di una fungaia, da qui il substrato, che riesce ad occupare più di 100 persone, con una responsabilità sociale dell’azienda verso la comunità e un’attenzione verso i propri dipendenti avanti rispetto ai tempi.
“Mio nonno aveva una considerazione molto alta dei collaboratori. Teneva che tutti fossero in regola con i contributi pagati, che facessero le loro ferie, in un periodo in cui queste attenzioni non erano così scontate; organizzava feste e ritrovi per le famiglie. L’interesse verso il personale, e oggi aggiungiamo anche la sensibilità ambientale, è sempre stato uno dei cardini della filosofia della nostra famiglia”, riprende Enrico.
Fomet industria nasce ufficialmente nel 1973, inizialmente come attività secondaria della famiglia. Erano anni pionieristici per l’economia circolare e questo fa capire molto della lungimiranza di Paolo Cappellari, che aveva trovato una soluzione per dei materiali/scarti a cui doveva trovare una collocazione, ma che dall’altro intuiva l’interesse di molti agricoltori verso questo genere di fertilizzante.
Occorre tenere presente che nelle case agricole fino agli anni ’60 vi erano le stalle, che davano tutto, latte, carne e letame che serviva per la concimazione organica dei terreni.
Ma con gli anni tale tipo di organizzazione rurale è venuta a mancare con la necessità di trovare altre risorse e fonti per la fertilizzazione organica delle colture, indispensabile per poter disgregare ed utilizzare al meglio i nutrienti del terreno.
“Da lì ci siamo allargati ad altri fertilizzanti fino ad arrivar oggi ai biostimolanti. Già propensi ad ascoltare le richieste degli agricoltori, alla fine degli anni 2000 Fomet aveva raggiunto un fatturato di circa 6 milioni di euro e oggi annualmente ne presenta uno che supera i 35 milioni di euro. Siamo l’unica azienda in Italia con un Centro Ricerca composto da un laboratorio di chimici e biotecnologi da 400 mq con annesso centro sperimentale di ricerca di 2.000 mq diviso tra una serra vetro e dei campi prova per testare direttamente sui vegetali le nostre produzioni”.
Mission di Fomet è quindi recuperare, dare valore e riportare alla terra dei prodotti che altrimenti avrebbero una destinazione poco nobile e sviluppa le sue attività in un’ottica sostenibile.
“Realizziamo un prodotto agricolo con tecnologia 4.0. Il nostro processo produttivo non richiede energia aggiuntiva rispetto a quella che noi già produciamo con il nostro impianto fotovoltaico. Non utilizziamo né fonti di calore né acqua nei nostri processi. Impieghiamo solo imballaggi riciclabili. Non abbiamo rifiuti o scarti di produzione. Facciamo maturare il letame come si faceva una volta, umificandolo grazie ai rivoltamenti continui per favorire la fermentazione aerobica. Seguendo le norme sanitarie italiane ed europee, abbiamo reso industriale un metodo agricolo naturale ed artigianale. Possiamo dire senza problemi che siamo un’azienda green a tutti gli effetti, la più green fra i produttori di fertilizzanti e lavoriamo anche diversi prodotti e sottoprodotti agricoli e industriali”.
Da specificare che i fertilizzanti FOMET non vanno a sostituire quelli chimici, li valorizzano e li rendono più prontamente assimilabili dalle colture; ma la vera novità dell’azienda sta nell’essere riusciti a dare valore a quello che oggi per molti torrefattori risulta essere uno scarto di lavorazione e di conseguenza un problema, vale a dire il silverskin.
Grazie al recupero degli avanzi del caffè è nato Fertilespresso®, fertilizzante innovativo totalmente organico, biologico, idoneo per la fertilizzazione biodinamica, che si fregia della certificazione Re-made In Italy.
“La prima collaborazione con una torrefazione risale al 2013, quando un’azienda ci interpellò perché stufa di consegnare i resti delle proprie lavorazioni agli impianti di compostaggio o di incenerimento o di biogas per produrre energia elettrica. Avevano bisogno di un partner affidabile, aperto 365 giorni l’anno, senza limitazioni delle quantità. Abbiamo studiato quindi gli effetti benefici del caffè sui vegetali, concentrandoci sulla composizione e sui contenuti biostimolanti, creando un dossier e facendolo girare tra i vari rivenditori per far comprendere quanto il caffè fa bene alle piante”, conclude Enrico Cappellari.
Oggi Fertilespresso® è un fertilizzante richiestissimo in tutta Europa, ma di cui la stessa FOMET, per mancanza della materia prima a sufficienza, non è in grado di evadere tutte le richieste dei suoi clienti.
Perciò torrefattori del GITC fatevi avanti!