Monografie “BRASILE”

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MEMBRO ICO codice n. 2 Gruppo “Arabica naturali”
SPECIE BOTANICHE Arabica (75%) e Robusta (25%)
SACCHI da 60 kg in juta (tara 0,5 kg)
RACCOLTO da maggio a novembre
ESPORTAZIONE a partire da luglio
PORTO DI IMBARCO i principali sono Santos e Vitoria
PRODUZIONE ANNUA 2016: 55.400*
* (x 1000 sacchi, fonte ICO, anno raccolto da aprile a marzo)

 

 

Capitale: BRASILIA
Lingua parlata: portoghese
Area totale: 8.514.877 km²
Moneta: Real brasiliano (BRL)
PIL: Totale 2,330,216 milioni di $ Pro capite $ 11,359
Paesi confinanti: Guyana francese, Suriname, Guyana, Venezuela e Colombia a Nord; Uruguay, Paraguay e Argentina a Sud; Peru e Bolivia a Ovest

 


Primo produttore di caffè al mondo, il Brasile produce principalmente Arabica naturale, ma negli ultimi anni sta espandendo in maniera consistente anche la produzione di Robusta (Conilon) e Arabica lavati e semi-lavati. Il caffè fu introdotto in questo paese dalla Guyana francese all’inizio del 18° secolo in Belem do Para e viene oggi prodotto in 17 Stati, anche se gran parte della produzione si concentra nei quattro Stati di Minas Gerais, Sao Paolo, Paranà ed Espirito Santo.
Si narra che le prime piante di caffè giunsero grazie a Francisco de Melo Palheta, un ufficiale dell’esercito brasiliano, noto oggi come il “Don Giovanni del caffè”. Inviato a dirimere una controversia al confine tra la Guyana francese e il Suriname, Palheta utilizzò le sue doti mediatorie e il suo carisma per risolvere la questione, avvicinandosi alla moglie del governatore della Guyana, che si invaghì di lui. Una volta sistemata la faccenda, la moglie del governatore offrì come regalo d’addio a Palheta un bouquet di fiori al cui interno si nascondevano delle piante e dei germogli di caffè. Fu così che nacque uno dei più grandi imperi caffeicoli.
Dal 1820, il caffè iniziò ad occupare una posizione di importanza rilevante fino a diventare nel giro di pochi anni il primo prodotto esportato del Paese, complice anche la flessione nei mercati internazionali della canna da zucchero. La crescente domanda di caffè brasiliani dall’Europa e dagli Stati Uniti permise al Paese di diventare nel giro di un ventennio il maggior esportare al mondo, contribuendo ad una profonda trasformazione dal punto di vista sociale ed economico. I proprietari delle piantagioni infatti si elevarono a ceto sociale emergente, i cosiddetti “baroni del caffè”, con influenze notevoli dal punto di visto economico, sociale e politico.
Fu infatti da un loro impeto che il Brasile fu proclamata Repubblica Federale il 15 novembre 1889.
La qualità più comune è sicuramente il Santos, che prende il nome dall’omonimo porto brasiliano, uno dei più importanti per quanto riguarda l’esportazione di caffè e materie prime in generale, ed indica i caffè fini prodotti negli Stati del Minas Gerais, Sao Paolo e Paranà. Molto conosciuto è anche il Rio, che inizialmente si riferiva a una particolare qualità prodotta nello stato di Rio de Janeiro ed esportata dallo stesso porto, caratterizzata da un sapore particolare, molto vicino all’acqua salata o all’acido fenico.
Oggi questo caffè viene prodotto anche nella Zona da Mata, una regione del Minas Gerais, e nello stato di Espirto Santo, viene esportato dai porti di Rio de Janeiro e Vitoria ed è commercializzato col nome Rio Minas. Degna di menzione è anche la qualità robusta denominata Conilon, che, come detto, è in rapida espansione passando nel giro di pochi anni dal 10% al 25% sul totale della produzione brasiliana ed è destinata a crescere ulteriormente. Coltivato prevalentemente nell’Espirito Santo, questa qualità viene destinata in gran parte per la produzione di caffè solubile.
Nel corso degli ultimi anni il volume di Conilon si è notevolmente ridotto a causa della persistente siccità che ha contraddistinto le zone di produzione in Espirito Santo.
Per questo motivo la CECAFE, l’Associazione Brasiliana degli Esportatori di caffè, starebbe ora considerando di prendere la storica decisione e permettere l’importazione di caffè Robusta da altri Paesi per soddisfare la necessità dell’industria locale.
I caffè brasiliani hanno una classificazione molto completa regolata dal COB (Classificacao Original Brasilera) e, a fianco alla denominazione Santos, vengono aggiunte descrizioni sulla zona di origine, i difetti, le dimensioni del chicco, il sapore e il raccolto. In disuso invece la classificazione per colore e per tostatura.

IL BRASILE E I CAFFÈ SPECIALTY

Il caffè brasiliano viene spesso sottostimato dal momento che storicamente la produzione si basa su dei parametri quantitativi piuttosto che qualitativi.
Questo pensiero ha contribuito a dare ai caffè di questo Paese un’immagine negativa a livello globale. Da diversi anni invece alcune zone di produzione hanno iniziato a usare metodi di lavorazione sperimentali e innovativi che potessero compensare il fatto di trovarsi a basse altitudini, condizione non proprio favorevole per la produzione di caffè pregiati.
La prima regione ad avviare, nel 1970, una produzione di caffè speciali è stata quella del Cerrado che attraversa il Goias e il Minas Gerais e che presenta condizioni ambientali molto favorevoli. Qui infatti le proprietà chimiche del terreno risultano ideali e la distinzione netta tra stagione umida e secca unita ad un livello di umidità molto basso permettono una maturazione lenta e graduale.
Nel 1990 è stata quindi costituita la Federazione della Regione del Cerrado Mineiro per tutelare il caffè prodotto in quell’area e creare la prima denominazione di origine dedicata al caffè.
Oggi, oltre al Cerrado, si producono microlotti di qualità eccellente anche nel Paranà con metodi di lavorazione che vanno dai più tradizionali metodo a secco e pulped natural o alcuni più innovativi come red honey e a doppia fermentazione.

 

FAZENDA BELA MANHA

LAVORAZIONE Pulped Natural: il caffè viene spolpato e fatto essiccare con parte della mucillagine ancora attaccata al pergamino.
ZONA DI PRODUZIONE Japira, Paranà
PRODUTTORE Vicente Afonso dos Reis
ALTITUDINE 600-700 metri, compensati da una elevata latitudine (23° S)
VARIETÀ BOTANICA Catuaí and Mundo Novo
CRIVELLO 16/17
COLORE verde brillante
SACCO 30 kg di carta
COLORE verde chiaro
PROFILO IN TAZZA: 

  • GUSTO cioccolato, nocciola e caramello
  • ACIDITÀ medio bassa, lattica
  • CORPO pieno e burroso
  • RETROGUSTO persistente, frutta secca

PUNTEGGIO 83
TOSTATURA i caffè brasiliani crescono ad altitudini modeste, di conseguenza la densità dei chicchi è piuttosto scarsa; si consiglia quindi una tostatura a temperature meno elevate in ingresso, perché gradi più elevati farebbero emergere note carboniche e amare.

 

Rubrica a cura di
Alberto Polojac