MEMBRO ICO codice n. 8 Gruppo “altri dolci”
SPECIE BOTANICHE prevalentemente Arabica
SACCHI da 60 kg in juta o fibra naturale (tara 1 kg)
RACCOLTO da maggio a ottobre
ESPORTAZIONE tutto l’anno a partire da luglio
PORTI DI IMBARCO Guayaquil
PRODUZIONE ANNUA* 2017/2018: 624
* (x 1000 sacchi, fonte ICO, anno raccolto da ottobre a settembre)
Capitale: QUITO
Lingua parlata: spagnolo
Area totale: 283.561 km²
Moneta: Dollaro statunitense (USD)
PIL: Totale 84,040 miliardi di $ Pro capite $ 5,743
Paesi confinanti: a nord Colombia, a sud est Perù
Il caffè giunse in Ecuador a metà del 19° secolo dalle colonie francesi e le prime piantagioni furono costituite intorno all’area di Manabi, un’area collinare con altitudini comprese tra 500 e 700 metri sopra il livello del mare.
Tutt’ora questa zona è tra le più produttive del Paese; è da qui infatti che proviene quasi la metà del volume totale.
Caffè di qualità più alta proviene tuttavia da zone con altitudini più elevate come Loja e Zaruma.
La coltivazione di caffè non è mai stata la prima fonte di entrate per l’economia ecuadoregna: i primi prodotti esportati sono sempre stati tradizionalmente il petrolio e il cacao.
Nel 1920 però, una buona parte della produzione di cacao venne compromessa a causa di alcune malattie che colpirono duramente molte piantagioni. Così il caffè cominciò ad acquisire un po’ più di importanza dal punto di vista commerciale, rimanendo comunque sempre un prodotto piuttosto marginale rispetto ad altre materie prime.
Le crisi dei prezzi del caffè degli anni ’90 e dei primi 2000 però fecero precipitare drasticamente i volumi e la produzione nel giro di pochi anni venne più che dimezzata.
A queste problematiche si aggiungano le difficoltà nella fase di raccolta dovuta al fatto che, essendo questo Paese attraversato dall’equatore (da cui il nome), la maturazione delle drupe non avviene in maniera uniforme.
Avere un raccolto omogeneo risulta di conseguenza molto oneroso e dispendioso, per questo motivo la produzione di caffè qui non è mai stata vista come una grande opportunità.
Nonostante ciò oggi quasi 500.000 persone qui dipendono dal caffè per il proprio sostentamento e la gran parte hanno piccole proprietà di 1 – 5 ettari. A nord del Paese nella provincia di Orellana è concentrata una piccola produzione di specie Robusta che viene prevalentemente usata per la preparazione di caffè solubile.
I CAFFÈ SPECIALI:
GALAPAGOS E SIDRA
Microclima particolare e biodiversità fuori dal comune rendono le isole Galapagos, arcipelago situato in mezzo al Pacifico al largo del Sud America, un luogo unico per la coltivazione di caffè speciali.
Clima subtropicale, caldo equatoriale mitigato due volte l’anno dalla corrente di Humboldt e terreno ricco e vulcanico, fanno di quest’area un paradiso per la coltivazione di caffè dal profilo organolettico particolare (oltre che per il rilassamento dalla frenesia del mondo moderno).
Qui infatti, nonostante non si arrivi a più di 300 metri di altitudine, le condizioni climatiche sono così particolari da essere paragonabili a quelle più miti che normalmente troviamo sopra i 1000 metri. La produzione è esclusivamente di caffè organico, dal momento che il governo ha vietato con una legge speciale nel 1998 l’uso di qualsiasi pesticida chimico.
Una delle isole più produttive è San Cristobal a cui Starbucks ha dedicato una delle sue singole origini. La seconda in ordine di importanza è Santa Cruz.
A proposito di caffè speciali una menzione va fatta anche alla varietà Sidra sviluppatasi al confine con la Colombia. Questo cultivar è un prodotto di un incrocio tra Typica e Red Bourbon con caratteristiche morfologiche simili a quelle della Gesha e frutti di forma oblunga. In tazza spicca per dolcezza, complessità aromatica e sentori floreali.
EL MAÑANERITO
LAVORAZIONE: honey
ZONA DI PRODUZIONE: Manabi
VARIETÀ: Caturra, Catuai, Sarchimor, Catimor, Bourbon
ALTITUDINE: 700 m
CRIVELLO: misto in buona parte 16/17
TOSTATURA City roast. Consigliata una tostatura piuttosto leggera per far risaltare l’aromaticità e l’acidità. Una tostatura troppo spinta farà si emergere il corpo (che comunque risulterà ben strutturato anche a qualche grado più basso), ma risalterà troppo le note amare.
TAZZA molto complessa con acidità tra il malico e il citrico. Al retrogusto risulterà molto pulita con elevata dolcezza e finale di uva passa e frutta candita.
Foto: Fatima Macias Zambrano
Rubrica a cura di
Alberto Polojac