MEMBRO ICO codice n. 10 Gruppo “Arabica naturali”
SPECIE BOTANICHE Arabica naturali (75%) e lavati (25%)
SACCHI da 60 kg in juta o fibra naturale (tara 0,8 kg)
RACCOLTO Arabica Naturali da ottobre ad aprile Arabica Lavati da agosto a dicembre
ESPORTAZIONE a partire da dicembre
PORTO DI IMBARCO Djibouti
PRODUZIONE ANNUA* 2017/2018: 7.500 sacchi * (fonte ICO, anno raccolto da ottobre a settembre)
Capitale: ADDIS ABEBA
Lingua parlata: amarico, tigrino, oromo, somalo, italiano
Area totale: 1.127.127 km²
Moneta: Birr etiope (ETB)
PIL: Totale 72,370 milioni di $ Pro capite $ 795
Paesi confinanti: a nord con l’Eritrea, a nord-est con Gibuti, ad est con la Somalia, ad ovest con il Sudan e a sud con il Kenya
LE ORIGINI DEL CAFFÈ
L’Etiopia è il paese a cui con molta probabilità dobbiamo la diffusione delle prime piante di caffè Arabica in tutto il mondo.
Una delle leggende più popolari sull’origine del caffè narra infatti la storia di un pastore etiope chiamato Kaldi, il quale portando al pascolo le sue capre, si rese conto che queste, dopo aver masticato alcune bacche rosse, si rinvigorivano improvvisamente.
Le provò su di sé e, trovandole molto stimolanti, riferì questa scoperta ai monaci della zona, i quali, dopo un’iniziale resistenza, ne ricavarono un infuso capace di tenerli svegli durante le lunghe notti di preghiera.
Grazie a condizioni climatiche molto favorevoli, la coltivazione di caffè si sviluppò rapidamente tra gli altopiani del paese e il suo commercio, seguendo le rotte del mercato di spezie, dal Corno d’Africa attraversò la penisola dell’Arabia fino a raggiungere, attraverso l’importante centro di Costantinopoli, i paesi europei.
Oggi l’Etiopia è il primo produttore africano e il quinto a livello mondiale.
La produzione si concentra per lo più nelle mani di piccoli coltivatori in appezzamenti di terra di dimensioni inferiori all’ettaro.
Una volta raccolto, il caffè viene trasferito nel centro di Addis Abeba e da qui smistato al porto di Djibuti da dove parte per raggiungere le diverse destinazioni.
LA CERIMONIA DEL CAFFÈ
Primo del continente anche a livello di consumi (circa il 50% della produzione è destinato al consumo interno), in questo paese la preparazione del caffè segue un cerimoniale pieno di fascino, accompagnato da effluvi di incenso e spezie.
La bevanda viene preparata dalla padrona di casa nel salotto o in uno spazio all’aperto con la tradizionale brocca d’argilla chiamata jebenà. Il tutto viene servito con la massima cura in tazzine senza manico (spini) con l’aggiunta di zucchero e un ramoscello di ruta assieme al kolo, dei cereali e noccioline tostate col berberrè (una miscela a base di peperoncino piccante). Questa cerimonia rappresenta ancora oggi uno dei momenti socializzanti più alti per le famiglie dei villaggi etiopi; un rituale che da secoli si ripete immutato nel tempo.
CURIOSITÀ
Il termine caffè, che presenta la stessa radice in tutto il mondo (l’inglese coffee, il tedesco Kaffee, il francese café…), deve la sua origine, secondo una delle teorie, alla regione etiope di Kaffa (compresa nell’attuale Oromia), ancora oggi la principale zona di produzione del paese e una delle poche al mondo in cui il caffè cresce ancora spontaneamente come specie endemica.
Fatalità vuole invece che proprio in Etiopia la parola caffè si dica in maniera totalmente diversa, ossia Buna, da cui probabilmente deriva il termine inglese bean e il tedesco Bohne.
Foto: Wikimedia Commons
ETIOPIA AMARO GAYO ORGANIC G2
LAVORAZIONE: lavato
ZONA DI PRODUZIONE: Amaro, Etiopia meridionale
VARIETÀ BOTANICA: Heirloom
ALTITUDINE: 1600 – 1900 m
COLORE: verde brillante
DIFETTI: il Grado 2 corrisponde a un numero di difetti compresi tra 4 e 12 in un campione di 300 gr
CERTIFICAZIONE: organic EU
TAZZA
Uno dei caffè dai più bassi contenuti di caffeina, dall’acidità e corpo medi. Si caratterizza per le tinte floreali, agrumate e vinose.
Il retrogusto rilascia gradevoli note di cioccolato fondente, tabacco e pepe nero.
GUSTO: floreale ed agrumato: miele, bergamotto, arancia
CORPO: leggero
ACIDITÀ: medio alta
RETROGUSTO: dolce e fruttato, speziato
Rubrica a cura di
Alberto Polojac