Plastica: verso nuovi modelli più sostenibili

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“La presa di posizione UE e dell’associazione di Confindustria, Assobibe”

 NOTIZIARIO TORREFATTORI, ottobre 2018, autore Luca Saviano • 

L’Unione europea dichiara guerra alla plastica, nel tentativo di ridurre drasticamente il suo impiego nella produzione di articoli destinati al singolo utilizzo. Lo fa attraverso una proposta di direttiva che è stata adottata lo scorso 28 maggio dalla Commissione che ha sede a Bruxelles, in attesa che venga presa in esame da parte del Parlamento di Strasburgo.
Il progetto di direttiva “Sup-Single use plastics” nasce da un presupposto, che è diventato l’incipit dell’intera proposta: “il modello attuale di produzioni e consumi non è più sostenibile”.
La relativamente alta funzionalità della plastica, abbinata al basso costo della stessa, ha fatto sì che il materiale sia sempre più diffuso nella vita quotidiana.
Il suo crescente utilizzo in applicazioni di breve durata che non sono progettate per il riutilizzo o il riciclaggio sottintendono che i relativi modelli di produzione e consumo sono diventati inefficienti. L’economia circolare è invece il paradigma necessario verso il quale orientarsi, prima che esseri umani e animali anneghino in un mare magnum di plastiche e microplastiche. Nel mondo, infatti, le materie plastiche rappresentano l’85% dei rifiuti marini. Sotto forma di microplastica sono presenti anche nell’aria, nell’acqua e nel cibo e raggiungono perciò i nostri polmoni e le nostre tavole, con effetti sulla salute ancora sconosciuti. Affrontare il problema della plastica è una necessità, che può dischiudere nuove opportunità di innovazione, competitività e occupazione.
La direttiva, in estrema sintesi, prevede che venga bandita la commercializzazione di piatti e posate in plastica monouso, ma anche di cannucce e bastoncini di cotone, e che venga radicalmente ridotto l’impiego di imballaggi plastici “single use” per alimenti e bevande, gli stessi che vengono ampiamente utilizzati nei fast food o nei take-away.
I produttori di confezioni e involucri flessibili destinati, ad esempio, al consumo immediato di alimenti, saranno chiamati a coprire i costi di gestione e bonifica dei rifiuti, nonché a prevedere delle misure di sensibilizzazione in materia ambientale. Il richiamo dell’Unione europea non sembra essere caduto nel vuoto, dal momento che molte associazioni nazionali e internazionali che rappresentano il settore degli imballaggi di plastica hanno riconosciuto la problematica ambientale, connessa all’utilizzo della plastica, e si sono impegnate a trovare delle soluzioni a riguardo. Fra queste, l’italiana Assobibe, l’associazione di Confindustria che riunisce gli industriali delle bevande analcoliche, la quale ha reso noto di voler “facilitare un impatto sempre più sostenibile dei propri imballaggi in plastica”, impegnandosi a utilizzare, entro il 2025, bottiglie, tappi ed etichette riciclabili al 100%. Per quanto riguarda le bottiglie in Pet-polietilentereftalato, invece, l’impegno di Assobibe, assieme alla “gemella” europea Unesda, è quello di utilizzare entro il 2025 il 25% di plastica riciclata, migliorando al contempo la raccolta dei contenitori in plastica, rafforzando la collaborazione con i soggetti coinvolti nella raccolta dei rifiuti da imballaggi e riutilizzando gli imballaggi in plastica, incluse le bottiglie, dove questa soluzione possa offrire particolari benefici a livello ambientale ed economico.
Assobibe, in una nota, sottolinea che “passi significativi sono già stati compiuti dalle aziende italiane per rendere gli imballaggi più sostenibili e per ridurre l’impronta di carbonio sull’ambiente (carbon footprint) attraverso diverse soluzioni, tra cui la riduzione di materie prime utilizzate, l’aumento dell’uso di materiali riciclati e l’eliminazione di barriere tecniche per la riciclabilità”.
L’ambiente ringrazia.