“La relazione del presidente Omar Zidarich. Da una modulistica comune a un ambizioso e concreto progetto di investimento ”
• NOTIZIARIO TORREFATTORI, marzo 2023, autore Susanna de Mottoni •
Altra, tanta, carne sul fuoco per il progetto silverskin. L’Assemblea dei soci GITC svoltasi il 24 febbraio all’Urban Center di Trieste ha dato l’occasione al presidente Omar Zidarich di illustrare i passi avanti e le grandi prospettive che riguardano il recupero di uno dei principali scarti di produzione dei torrefattori.
I fronti essenzialmente sono due: il primo consiste nel concretizzare l’idea di una modulistica unica per i soci GITC che volessero sfruttare le pellicole del caffè come sottoprodotto, e dunque mettersi al riparo da potenziali e serie grane legali; l’altro nell’investire in un ambizioso progetto in nome dell’innovazione, dell’economia circolare e di un fattivo associazionismo.
Il modulo silverskin
Il semaforo verde per la modulistica è già arrivato, l’Assemblea ha infatti approvato la proposta del presidente che così si è espresso: “Nel corso degli ultimi mesi, da quando è partito il volano del silverskin come sottoprodotto, siamo stati contattati da moltissime realtà in tutta Italia – ha chiarito Zidarich -. Ho anche avuto modo di partecipare ad eventi che mi hanno permesso di entrare in contatto con realtà che hanno intrapreso un percorso analogo al nostro, in altri settori, e con i tecnici che hanno indicato loro la via dell’operatività. Tra i vari casi, cito quello di un’azienda che produce pizze e che grazie allo studio di un tecnico-biologo è arrivata a un’inversione di conto economico: lo scarto delle pizze non conformi pesava sul bilancio per 45mila euro, una voce che ora è stata trasformata in un utile di 58mila. Sono convinto che questa possa diventare una prospettiva anche per noi, ed il primo passo consiste nel sapere come muoversi, come procedere senza il rischio di scivolare su errori formali e procedurali, che sono quelli – ci è stato confermato dagli stessi ispettori – che determinano il 75% delle sanzioni. Sanzioni, lo ricordo, penali. Ecco perché chiedo all’Assemblea di approvare l’affidamento di un incarico di consulenza, nello specifico al tecnico-biologo di cui sopra, affinché venga creata una modulistica unica, per i soci GITC, per il conferimento del silverskin come sottoprodotto. Un’iniziativa che nelle mie intenzioni ci porterebbe a creare un bollino GITC di economia circolare, di grande rilevanza anche dal punto di vista del marketing”.
L’investimento
Grandi potenzialità, dunque, eppure la prospettiva più interessante presentata dal presidente GITC ai soci è stata un’altra ancora.
“Dopo il convegno di Area Science Park ospitato da Confindustria Alto Adriatico il 31 gennaio (ndr si veda articolo a p.8), sono stato contattato da alcuni ingegneri. Mi hanno presentato un progetto, tutt’altro che nelle fasi embrionali, già concreto e “sulla carta” – racconta Zidarich -. Hanno inventato una sorta di “reattore” che genera energia elettrica, sia in gas che in biochar, e che può essere alimentato a silverskin. A livello pratico, si tratterebbe di due container, che potrebbero essere posizionati in uno stabilimento di medie-grandi dimensioni, in un qualsiasi punto all’esterno. Il “problema” è che questo macchinario deve mangiare molto e non tutti i torrefattori sarebbero in grado di alimentarlo a sufficienza. Ecco perché, tenendo conto della logistica e della distribuzione geografica, dovremmo organizzarci in distretti. All’interno di ciascun distretto andrebbe posizionato uno di questi macchinari e creato un punto di raccolta comune ove le singole torrefazioni vadano a conferire lo scarto di produzione. Andrebbe costituita una società, o meglio ancora una rete d’imprese, in cui i proventi della produzione energetica andrebbero ripartiti fra i membri. E il GITC potrebbe fare da collante e avere un ruolo da garante fra torrefattore e torrefattore. L’investimento stimato è di circa 780mila euro, con un rientro in 4 anni. Ho analizzato questo progetto e sono convinto abbia enormi potenzialità. E a dire il vero non sono il solo a pensarlo – prosegue il presidente GITC -. Ho, infatti, fatto un ulteriore passo avanti e contattato una società che si occupa di progetti d’investimento. Ebbene, sono talmente interessati, da prospettare una significativa riduzione del rischio per le imprese partecipanti, confermando l’interesse di intervenire in maniera solida”.
Il recupero, peraltro, potrebbe riguardare anche altri scarti di produzione, non solo il silverskin, ma anche, per esempio, le polveri di caffè verde, uno scarto importante per una realtà come il porto di Trieste. O spingendo oltre il ragionamento sulla circolarità, potrebbero essere coinvolte le aziende del vending, accordandosi sul conferimento dei fondi di caffè che sono comunque tenuti a raccogliere dai distributori automatici. O ancora, pensare a un’azione pilota che coinvolga anche i bar, creando contenitori e raccolta appositi per questo tipo di rifiuti. Il fatto che il rifiuto sia umido, infatti, non sarebbe un problema, hanno chiarito gli ingegneri.
“Siamo naturalmente a disposizione per dare chiarimenti e maggiori informazioni – conclude Omar Zidarich -. Ma soprattutto, un progetto di questa portata non può essere sviluppato parlandone una volta all’anno. Sono necessari ulteriori incontri, tavole rotonde. Dobbiamo confrontarci e procedere assieme. Quindi vi invito a partecipare e a muoverci uniti come accade in una vera associazione di categoria”.