Una torrefazione, manifesto di riscatto del Sud

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“La caffè Montano. Dai monti della Calabria, una storia di dedizione e di continua voglia di crescere”

• NOTIZIARIO TORREFATTORI, febbraio 2021, autore Alberto Medda Costella

“La torrefazione è stata fondata da mio padre Carmine nel 1983. Era emigrato con la famiglia a Torino dal sud Italia che era ancora un ragazzino. Lavorando come tecnico nel mondo del caffè, in particolare nel settore della distribuzione automatica, ha deciso di tornare alle origini, a Cerva, per dare lustro e qualche prospettiva in più al centro che gli aveva dato i natali”, racconta Antonella, figlia del signor Carmine Mazzei, proprietario dell’azienda Montano.

La sua storia è simile a quella di tanti meridionali che nel secondo dopoguerra, con le valige di cartone, partirono alla volta del triangolo industriale, alla ricerca di lavoro che allora, col boom economico, sembrava garantito: stipendio certo, ferie pagate e benessere diffuso. Quando si pensa alla città della mole e al suo circondario è automatica l’equazione con la FIAT e al suo indotto, ma Torino e la sua area vasta hanno rappresentato anche un riferimento nel mondo del casalingo, soprattutto del caffè, con aziende che hanno fatto la storia di questo settore in Italia e all’estero. Il signor Mazzei però non aveva scordato la sua terra.

Facendo tesoro di quanto appreso in Piemonte, decise di vendere la sua azienda di distribuzione automatica, già ben avviata, e di tornare alle origini, impiantando con l’aiuto della moglie Maria la sua piccola torrefazione in Calabria, in un borgo di appena 1.000 abitanti abbarbicato nelle montagne Presilane.
“Papà durante l’esperienza piemontese aveva allacciato vari contatti, che poi gli sono tornati utili per far partire l’impresa. Lui è sempre stato attento all’innovazione e la voglia di creare qualcosa di nuovo lo ha sempre stuzzicato”, riprende Antonella che, con i fratelli Federica e Salvatore, rappresenta la seconda generazione in azienda.

La storia della Montano potrebbe essere un vero e proprio manifesto di riscatto del Sud, alla voglia di non arrendersi, di fare qualcosa di buono per se stessi e la comunità che si rappresenta, dove la vita non è sempre facile e i servizi spesso latitano. Si può quindi immaginare quale ricaduta possa avere avuto, e ha tuttora, la presenza di una torrefazione proiettata nel futuro che distribuisce 14 buste paga in un piccolo centro. “Non è casuale che tutti i dipendenti siano residenti nel paese, ma c’è una forte volontà di far crescere e tener viva Cerva”.
Alla faccia di tutti i programmi e incentivi pensati per rendere più belli e accoglienti questi borghi, ma che non garantiscono la permanenza dei giovani. “Siamo circondati dai monti e non è un caso che il nome scelto riprenda le montagne, raffigurate anche nel logo riammodernato nel 2013 in occasione dell’anniversario. La torrefazione è a conduzione famigliare. Oltre a mia sorella e mio fratello c’è sempre mio padre che continua a essere attivo e presente in azienda”.
La Montano ha aperto i battenti iniziando a tostare il caffè in uno spazio di appena 100mq, per allargarsi, dopo appena cinque anni, a 800.
“In questo momento stiamo completando il trasferimento nella nuova ala produttiva di circa 4.000 mq, che ha subito qualche ritardo per via delle restrizioni, ma ormai siamo in dirittura d’arrivo. Con l’avvio del nuovo stabilimento abbiamo acquistato un nuovo impianto di lavorazione del caffè e, fra qualche giorno, andrà in funzione un nuovo impianto di confezionamento, in attesa che il mercato torni a mostrare segni di vitalità, anche se proprio 5 mesi prima del lockdown ci siamo aperti alla vendita online, che ci ha permesso di raggiungere le case dei nostri clienti”.
Una gestione del periodo di restrizione che nell’insieme non è andato male, anche perché la Montano, fin dagli anni ’90, è tra le aziende in Italia pioniere del monoporzione destinato al consumo domestico, prima con le cialde e poi con le capsule, che con il blocco del settore Ho.Re.Ca. ha rappresentato l’unico mercato possibile di sbocco.

Oggi la torrefazione Montano, oltre a essere ben radicata in Calabria, è presente in quasi in tutta Italia, in Francia, Germania, Svezia, Danimarca Stati Uniti d’America, e, recentemente, anche in paesi emergenti dell’est Europa, come Ucraina e Albania.
“Tante cose si sono bloccate nel marzo dello scorso anno e, speriamo, si possa riprendere a progettare e rilanciare iniziative che possano tradursi in nuovi traguardi” conclude Antonella.
Lo spirito innovatore di papà Carmine, rientrato da Torino per inseguire il suo sogno di impiantare a Cerva una torrefazione artigianale, può continuare a volare sulle ali dei figli.